Le scene di frane e fiumi di fango che recentemente hanno colpito il territorio lariano rimangono impresse nella memoria collettiva: strade bloccate, edifici danneggiati, veicoli trascinati via, con conseguenti timori e disagi per migliaia di persone. Mentre continuano incessanti le operazioni di soccorso da parte di Vigili del Fuoco, Protezione Civile, amministrazioni pubbliche e volontari, cresce la richiesta di dichiarare lo stato di emergenza.
Tuttavia, sebbene lo stato di emergenza sia fondamentale, non è più sufficiente. “È necessario pensare oltre l’immediato”, affermano Legambiente e altre associazioni, sottolineando che tali disastri non sono episodi isolati. Serve un piano strutturale di prevenzione e gestione del territorio, poiché il rischio idrogeologico è un problema noto e documentato da tempo, come indicano gli studi dell’ISPRA e i piani urbanistici comunali.
Le cause di questi eventi, secondo gli esperti, sono molteplici: la fragilità geologica dell’area lariana, l’aumento della frequenza e intensità di fenomeni meteorologici estremi dovuti ai cambiamenti climatici, il degrado delle zone montane e boschive, e soprattutto l’espansione edilizia incontrollata. Quest’ultimo aspetto è particolarmente preoccupante: la costruzione in aree delicate come alvei di torrenti, zone costiere e pendii ripidi ha compromesso la naturale capacità del terreno di assorbire l’acqua, intensificando così gli effetti di piogge torrenziali e frane.
In questo contesto, fa discutere il progetto di un nuovo resort di lusso a Torno, sulle rive del lago. Legambiente si è sempre opposta all’iniziativa. Alcuni amministratori sostengono che potrebbe rappresentare un’opportunità economica per finanziare interventi contro il dissesto idrogeologico, ma questa logica viene definita “assurda” da cittadini e osservatori, che sottolineano come non sia possibile combattere la cementificazione continuando a costruire. Destano dubbi anche le parole del sindaco di Torno, che in un’intervista ha ipotizzato che un avanzamento del progetto avrebbe potuto evitare il disastro. Tale posizione è considerata fuori luogo da chi sostiene che nessuna opera “compensativa” può realmente difendere il territorio da eventi estremi se non si fermano le nuove costruzioni nelle aree a rischio.
Di fronte all’emergenza attuale, gruppi ambientalisti e comitati locali chiedono interventi urgenti e concreti, in particolare la sospensione temporanea di tutte le nuove costruzioni nei comuni interessati da frane e allagamenti. Questa moratoria rappresenterebbe il primo passo verso una regolamentazione più severa contro il consumo del suolo.
“Ogni nuova costruzione diminuisce la permeabilità del terreno e aggrava un equilibrio già fragile”, si legge in un appello rivolto a Comuni, Provincia e Regione. “La vera prevenzione passa dalla manutenzione del territorio, il blocco della cementificazione e un coordinamento unitario tra i diversi livelli istituzionali”.
In attesa di risposte, i cittadini osservano con apprensione il futuro, consapevoli che senza un cambiamento radicale le immagini drammatiche di questi giorni potrebbero ripetersi.
Il comitato è composto da: Circolo Legambiente A. Vassallo, Circolo Ambiente Ilaria Alpiù, Italia Nostra Sezione Como, WWF Insubria-WWF Lombardia, Associazione Iubilantes odv, Associazione Lario e Ambiente, La NaturaW onlus, Associazione La Nostra Valle aps e Gruppo Naturalistico della Brianza.