Sono ben 1.270 i pellegrini della diocesi di Como che si sono recati a Roma per partecipare al pellegrinaggio giubilare guidato dal cardinale Oscar Cantoni.
Ieri, sabato 20 settembre, tutti si sono radunati nella basilica di Santa Maria Maggiore. Alle 9.30 è stata recitata la preghiera del rosario davanti all’immagine di Maria, Salus Populi Romani, seguita dalla celebrazione della messa.
Un momento toccante è stato quello dedicato all’omaggio dei fedeli presso la tomba di Papa Francesco. Oggi, domenica 21 settembre, i pellegrini varcheranno la Porta Santa di San Pietro e celebreranno la messa all’interno della basilica vaticana. Il percorso si concluderà con la recita dell’Angelus, insieme a Papa Leone XIV.
Durante l’omelia, il cardinale Oscar Cantoni ha ricordato l’importanza di celebrare l’eucaristia in questo luogo caro ai romani per la presenza dell’icona di Maria “Salus Populi Romani”, venerata in questo santuario, il primo in Occidente, che ospita anche la tomba di Papa Francesco, destinazione di molti pellegrinaggi. Riflettendo sulla Pasqua del Signore, ci si affida a Maria, madre della speranza, affinché interceda per noi e ci aiuti a riconoscere ciò che manca nella nostra vita e nel nostro servizio alla Chiesa, come a Cana di Galilea, dove fu lei a percepire per prima la mancanza del vino. Nei momenti difficili e scuri del nostro cammino, Maria cammina con noi come una luce di speranza, che illumina e guida. È un sostegno nelle esperienze quotidiane, nelle difficoltà famigliari, così come nelle decisioni personali e comunitarie.
Il cardinale ha invitato a tornare alla scena di Cana, dove Maria fu la prima a percepire la mancanza del vino, intuizione femminile e materna, mentre altri forse lo notarono ma finsirono di non accorgersene. Lei affidò tutto a suo Figlio dicendo ai servi: “Fate ciò che vi dirà”. Anche oggi, dentro le nostre comunità, Maria percepisce le nostre difficoltà, il rischio di perdere entusiasmo e fervore, e la carenza di persone con una visione capace di suscitare impegno creativo a favore del bene comune. Maria comprende il nostro desiderio di una gioia autentica, condivisa, che nutra e sostenga la nostra esistenza da discepoli, affinché le speranze non siano deluse. Ogni azione sincera e giusta è un atto di speranza. Se nella Chiesa venisse meno la gioia, essa rischierebbe di diventare un gruppo anonimo, privo di volto e calore umano, anche se ricco di competenze, escludendo così l’entusiasmo e la comunione. Se non riuscissimo a superare la “prova della fede”, ci troveremmo bloccati davanti alle difficoltà delle nostre parrocchie, cercando risposte superficiali o parziali. La speranza è indispensabile per vivere, come l’ossigeno per respirare.
Il vescovo di Como ha poi parlato del “vino buono” che Gesù ci dona: il desiderio di diffondere i carismi diversi che lo Spirito Santo destina generosamente a tutti i battezzati. Un invito a valorizzare e riconoscere i vari ministeri a servizio della comunità ecclesiale, inclusivi di quelli oggi proposti anche alle donne, come il lettorato, l’accolitato, il ministero del catechista, e non meno importanti, quelli legati all’accoglienza, alla consolazione e alla compassione. Immaginiamo lo stupore e la gioia di Maria, che dopo aver chiesto a Gesù un segno della sua presenza, vede le anfore piene di vino nuovo, portando gioia agli sposi e agli invitati.
Maria è vicina anche in questo momento tanto complesso della storia, quasi sull’orlo di una nuova guerra mondiale. La sua intercessione è invocata affinché ci protegga dai pericoli imminenti, ci preservi da ulteriori sofferenze e sostenga con forza chi vive nelle zone di conflitto, dove la dignità umana sembra svanire sotto il peso della violenza e degli abusi.